Nel 2014, durante l'ottavo di finale contro il Belgio, poi perso 2-1, ha stabilito il record di parate in una partita di un mondiale, parando per ben 16 volte i tiri degli avversari. Tim Howard è il più grande portiere della storia della nazionale americana.
"Non mi monto la testa, credo che quando affronti un torneo così grande la cosa più importante sia controllare le emozioni". Timothy, portiere prima del Manchester United e poi dell' Everton ora ritornato alle origini con i Colorado Rapids, ha dovuto da sempre fare i conti con due grandi sfide: controllare le emozioni e controllare i suoi tic.
Howard è nato nel 1979 ed è cresciuto in una famiglia della classe media a sud di New York, nel New Jersey. Sua madre, Esther, era di Budapest e suo padre di origini africane. La madre aveva capito fin da subito che c'era qualcosa di particolare in Tim: "Era il mio bambino ad alto funzionamento, riempiva tutta la stanza con la sua energia. Non ha mai dormito tutta la notte, aveva sempre qualcosa da fare. I tic sono iniziati quando aveva dieci anni. E'diventato estremamente ansioso in situazioni non familiari, ha iniziato a mostrare comportamenti ossessivo-compulsivi, allineando gli oggetti, contando e toccando le cose. Bisognava sempre seguire un certo schema, una routine esatta. Doveva mettere i suoi vestiti allo stesso modo ogni giorno. Però, credo che ci sia un certo yin e yang nella vita, se hai una condizione come questa, allora hai anche un dono che ti è stato dato e devi solo cercare di capire qual è. Il calcio era il suo regalo. Gli ha fornito una via di fuga ed ha assorbito tutta quell'energia".
L'intenso sforzo di concentrazione che gli viene richiesto durante le partite riesce a moderare il livello dei tic del grande portiere e spesso li silenzia del tutto, ma quando la palla è lontana dalla porta, gli spasmi riemergono e lui si lascia andare: "Non ho mai contato quanti tic ho in una partita, succede di continuo, e aumenta con l’aumentare dell’importanza della partita. Succede ancora di più quando sono particolarmente nervoso".
"Ad un certo punto della mia vita mi sono reso conto che ero più veloce di altri quando si trattava di certi movimenti, e che questi riflessi erano legati al mio disturbo. Sono molto adrenalinico, e mi piace questa mia caratteristica. Se mi svegliassi domatina senza Tourette, non saprei cosa fare di me stesso."
Tim è una persona realizzata, ha una famiglia e due figli, e sente di essere un esempio positivo che la sindrome di Tourette non dovrebbe essere considerata una malattia. "E' una condizione con cui nasci e che ti può disturbare anche parecchio, ma non devi permetterle di limitarti. Oggi una delle cose migliori che posso fare è stare in pubblico, farmi vedere in televisione, con tutti i miei tic, per dimostrare che non c'è nulla di male. Lo trovo fico, in un certo senso."
"I' Tim Howar and this is my story"
Howard affronta la sua condizione con la stessa destrezza con cui gioca a calcio, e quando non lavora occupa il suo tempo promuovendo la consapevolezza sulla sindrome di Tourette e svolgendo attività di advocacy come membro del consiglio di amministrazione del NJ Center for Tourette Syndrome & Associated Disorders (njcts.org).