I NOSTRI FIGLI HANNO BISOGNO PRIMA DI TUTTO DI NOI, SIETE PRONTI AD APRIRE LA PORTA?
Appena avuta la diagnosi confesso che sono stata anche io letteralmente destabilizzata perché non sapevo come aiutare Evan.
Un giorno scrissi una mail alla nostra neuropsichiatra dove le elencavo una serie di miei dubbi e angosce e lei mi rispose così: "Credo sia importante fare una media delle nostre osservazioni sul bambino. La diagnosi recente non è leggera nè transitoria; osserviamo, sosteniamo, capiamo e facilitiamo Evan piuttosto che dare giudizi"
Sono rimasta ghiacciata lì immobile di fronte allo schermo del pc. Letteralmente congelata con lo sguardo fisso continuando a rileggere quelle parole: LA DIAGNOSI NON E’ LEGGERÀ NE’ TRANSITORIA. Per giorni quelle parole mi sono rimbombate per la testa e non pensavo ad altro. NON E’ LEGGERA NE’ TRANSITORIA ...
Poi un giorno ho ripreso la mail e l’ho riletta, quasi pensando di averle sognate; quasi sperando che non fossero vere e invece rileggendo la mail era vero; erano proprio scritte quelle parole NON E’ LÈGGERÀ NE TRANSITORIA.
Ma vi erano scritte anche: "OSSERVIAMO, SOSTENIAMO, CAPIAMO E FACILITIAMO Evan".
Le ho ripetute più volte e mi sono detta: "Ecco riparto da qui."
Me le sono trascritte su un post-it e le ho attaccate nella custodia interna del cellulare e ogni tanto me le guardavo. Le ho fatte diventare le MIE parole chiave.
Non potevo focalizzarmi su “non è leggera né transitoria” mi sembrava di restare ferma di fronte ad una porta chiusa con un mazzo di chiavi in mano senza neppure tentare di trovare la chiave giusta che potesse aprire quella porta; e dietro quella porta chiusa c’era mio figlio, solo e spaventato più di me, che aspettava solo che io aprissi quella porta e aspettava un mio abbraccio.
Dovevo reagire. Dovevo osservare, sostenere, capire, facilitare perché solo così potevo aiutare mio figlio.
E ho lavorato su me stessa e ho capito.
Ho capito che dovevo:
- OSSERVARE: con discrezione e senza atteggiamenti inquisitori perché solo osservando con attenzione avrei potuto comprendere la natura di quello che succedeva ad Evan, per entrare in empatia con lui e comprendere le sue difficoltà e cosa lo poteva far soffrire; e osservarlo anche per scoprire i suoi punti di forza perché su quelli avrei dovuto puntare per dargli l'autostima necessaria; ecco allora che per aiutarlo avrei prima di tutto osservare
- SOSTENERE: incoraggiarlo evitando penalizzazioni e inutili rimproveri; ascoltandolo facendogli sentire la mia vicinanza emotiva per dargli un'atteggiamento positivo verso se stesso e gli altri
- CAPIRE: valutando i suoi bisogni, dovevo prima di tutto capire io per poterlo aiutare nella sua lotta contro le paure e le sue difficoltà;, perché la sua Tourette non era fatta di soli tic ma di tutte le comorbilità: quindi per aiutarlo dovevo capire io quali fossero gli strumenti necessari per lui
- FACILITARE: con un atteggiamento positivo avrei dovuto imparare a trovare cio che poteva aiutarlo; avrei dovuto creare un ambiente sereno eliminando stress e e ansie inutili; anche rilassando le mie rigidita' e le mie aspettative; e non avrei dovuto farlo sentire diverso; siamo tutti diversi e con abilita' differenti. Dovevo spiegarglielo e utilizzare proprio i suoi punti di forza per farlo crescere; ed essere io prima di tutto positiva
Ecco, quando ho capito tutto questo ho aperto quella porta.
Non è semplice e alle volte c'è ancora un filo di vento che quella porta ce la fa sbattere e ce la richiude davanti agli occhi ma non è mai troppo tardi per cercare di nuovo la chiave giusta che può aprirla.
Non restiamo fermi di fronte a questa porta chiusa; usiamo le chiavi che abbiamo a disposizione e apriamola e abbracciamo i nostri figli con tutta la serenità che solo noi possiamo dargli.
Non possiamo pretendere che il mondo possa capire il turbinio di emozioni che sono i nostri figli se prima non lo facciamo noi; quindi non restiamo fermi.
Apriamo la porta!
Katia vive a Carenno ed è redattrice del gruppo nazionale di supporto per tourettiani e care giver. Amante della natura, dei libri e dei suoi gatti, è sposata e mamma di un ragazzino tourettico. Per il gruppo di sostegno si occupa principalmente di iniziative rivolte alle problematiche scolastiche e delle comorbidità della Tourette. Ultimamente si è tuffata a capofitto nella scoperta del mondo dei tourettici adulti con la sua specialissima rubrica "Ci siamo anche noi, vita di tourettiani qualunque"
#dallavaligettadimammakatia